Lettori fissi

giovedì 27 novembre 2008

Il silenzio di una donna che soffriva....

Dato che gli avvocati di parte avversa non si sono ancora fatti sentire (e la cosa comincia ad irritarmi non poco), oggi ho dedicato parte della mia giornata a pensare alla vita che facevo prima quando lavoravo.
Ho deciso di pensare come era la mia vita al di fuori del lavoro e quello che ho visto dentro di me non mi è piaciuto: dedicavo molto tempo al gioco con mio figlio dopo che l'avevo "ritirato" dalle nonne, cenavo con la mia famiglia e, scambiate poche parole con mia moglie su come era andata la giornata, andavo ad addormentare mio figlio e poi a letto stanco per tutto quello che avevo "dato" al lavoro.
Ora che il lavoro non c'è più, mi accorgo che la mia vita aveva perso una componente importante: il rapporto con mia moglie. Quanto tempo le ho dedicato negli ultimi anni? Veramente poco, dato che anche lei lavora e torna a casa non prima delle 19.00 (la mia uscita era alle 17.15). Quindi appena arrivata, si metteva a preparare la cena, mangiavamo e, mentre sparecchiavo e facevo partire la lavastoviglie, lei stava con il bambino e giocava un po' con lui. Poi si metteva il pigiama al bambino ed io scomparivo con lui per poi non farmi più vedere (schiantavo sotto le coperte).
Ma lei, mia moglie, che cosa rimaneva da fare? Io non c'ero più, non sempre si ha voglia di leggere o vedere un film......Puliva la cucina e poi andava a letto.
Se ci penso adesso, mi sento una "merda": il lavoro con tutta la stanchezza e la voglia di dimenticare le arrabbiature avute, non vale il desiderio di esistere di una donna.
Pensando poi a quello che mi ha "regalato" 13 anni di lavoro (un calcio in c...o), credo che questo periodo mi sia stato dato per cercare di riportare nella mia vita l'unica persona che veramente vale nella mia vita: mia moglie, una piccola donna bionda che tanto ha sofferto per causa mia.

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